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Il problema non risiede nello strumento, ma nelle motivazioni di chi lo sfrutta.
Anche nel contesto delle applicazioni per incontri, il fattore determinante è l’atteggiamento dell’utente, come accade nella vita quotidiana. Tuttavia, quando si interagisce a distanza, è più complicato cogliere segnali di avvertimento e chi ha intenti malevoli può agire con più disinvoltura. Questo è particolarmente vero all’inizio delle interazioni.
Si pensi al caso di Maria Campai, una donna di 42 anni trovata senza vita nel giardino di casa sua giovedì scorso a Viadana, nella provincia di Mantova.
Un giovane di 17 anni ha ammesso di averla uccisa dopo averla incontrata online e averla invitata nel suo paese. Successivamente è emerso che i due avevano concordato una prestazione sessuale a pagamento. “L’ho selezionata in base al suo profilo, non aveva foto. Quando l’ho incontrata – avrebbero riferito le parole del giovane – sembrava diversa da come pensavo. Ci eravamo messi d’accordo per 200 euro. (…). Avevo 350 euro, ma lei voleva tutti”.
Da qui l’aggressione.
Tuttavia, la questione non riguarda solo il torbido universo dei portali per prestazioni sessuali a pagamento: il rischio di incontrare la “persona sbagliata“ è presente ovunque, e in particolare online. Infatti, le segnalazioni di violenze, originarie da incontri virtuali, coinvolgono diverse città italiane. Per esempio, nella notte tra il 13 e il 14 marzo, a Genova, i carabinieri hanno salvato una donna di 30 anni e arrestato un uomo di 21, accusato di violenza sessuale e sequestro di persona.
Dalle indagini è emerso che i due si erano conosciuti su un’app di incontri; lui l’aveva invitata a cena e poi aveva tentato di trattenerla in casa, cercando di abusare di lei.
Una giovane donna ha allertato le autorità grazie a un’amica, informandola di trovarsi in una situazione di pericolo. Nel mese di novembre dell’anno scorso, un altro episodio allarmante è accaduto a Castano Primo, in provincia di Milano: una donna di cinquantaduemila anni, impiegata in una piscina, ha rivelato di essere stata aggredita sessualmente da un uomo che aveva incontrato su un sito di incontri.
Secondo il suo racconto, l’uomo l’avrebbe malmenata e costretta a subire atti sessuali violenti, con abusi che sarebbero proseguiti per altri due giorni. L’imputato, un 48enne, ha però rigettato ogni accusa davanti al magistrato, affermando che i rapporti erano consensuali, lasciando la situazione avvolta nell’incertezza. Un precedente simile si è registrato a Firenze nel maggio 2019: una ragazza di 21 anni, di origine asiatica, ha denunciato di aver subito una violenza sessuale da parte di un giovane conosciuto in una chat su un’app di incontri.
Anche in questo caso, la dinamica è stata la medesima di quella di Milano. Infatti, la giovane ha condiviso di aver avuto un primo contatto online, e successivamente si erano incontrati a casa dell’uomo per trascorrere insieme una serata. Dopo aver cenato, quando la giovane ha deciso di tornare a casa, rifiutando ogni approccio, lui l’ha aggredita. Anche in questa circostanza, la ragazza ha cercato aiuto alcune ore dopo l’incidente, recandosi direttamente al pronto soccorso.