Milano – “Sono giunto a Milano negli anni ’90 per lavorare come autista di Atm.
Con lo stipendio che ricevevo, sono riuscito a comprare un appartamento, risparmiare qualcosa e formare una famiglia. Oggi, però, la situazione è radicalmente cambiata: anche chi ha un impiego fisso fatica a vivere in questa città a causa dei prezzi ormai elevatissimi”.
Per Giovanni Abimelech, inizia un “incarico prestigioso, sfidante e pieno di responsabilità” come leader della Cisl in un contesto segnato dall’aumento dei costi e dai “numerosi problemi da affrontare” nel mercato del lavoro.
Dopo aver diretto la Fit Lombardia, il sindacato della Cisl per il settore dei trasporti, è stato eletto segretario generale della Cisl Milano Metropoli durante una riunione del consiglio alla presenza di Ugo Duci, segretario generale lombardo, e del leader nazionale Luigi Sbarra. Sostituisce Carlo Gerla in un’area che conta circa 185mila iscritti.
Abimelech, quali saranno le tue mosse iniziali alla guida della Cisl?
“Nel mondo del lavoro attuale, ci sono tantissime questioni da risolvere.
È necessario redigere un elenco di priorità e affrontarle progressivamente. Tra i nostri iscritti, ci sono lavoratori costretti a rinunciare a cure sanitarie e a confrontarsi con retribuzioni che non corrispondono al costo della vita nella nostra città. Ci sono anche aziende, come Atm, che incontrano difficoltà nel trovare personale, anche per posizioni a tempo indeterminato. Non si tratta solo di stipendi inadeguati, ma anche di benessere complessivo. Questo è uno dei primi temi da trattare, coinvolgendo sia le istituzioni che le aziende”.
Quali strategie si possono adottare per risolvere questo problema?
Attualmente, molte aziende stanno accumulando profitti straordinari, e la prosperità generata a Milano necessita di una redistribuzione. È fondamentale adottare soluzioni innovative e strategie efficaci, piuttosto che ricorrere a un ulteriore protocollo. Le difficoltà possono essere affrontate solo se c’è un investimento concreto.
Qual è il ruolo di Milano per un lavoratore?
“Milano rappresenta una realtà vivace e globale, fungendo da motore per l’intero Paese, ma non può ignorare coloro che faticano a seguire il ritmo.
È essenziale apportare delle modifiche al modello attuale.”
Lei proviene da un ambito tradizionalmente sindacalizzato, come quello dei trasporti. Come si possono affrontare le necessità dei lavoratori meno coinvolti nel sindacato?
“Desideriamo rivolgerci a tutti, poiché, sebbene ci siano differenze, le problematiche sono simili. Il sindacato ha il compito di fornire risposte a chi ne ha bisogno: lavoratori, donne, giovani, disoccupati, liberi professionisti, pensionati, famiglie in difficoltà, immigrati e gruppi vulnerabili.
Non esistono soluzioni immediate, ma ritengo essenziale il dialogo con le parti interessate. Continuando il lavoro del mio predecessore, mi impegno a mantenere aperto un canale di confronto, poiché da esso possono emergere le migliori soluzioni, specialmente in un contesto sociale e lavorativo in continua evoluzione. Un’opzione per affrontare le sfide è potenziare la contrattazione a livello aziendale.”