Chiara Ferragni, la figura di spicco tra le influencer, sta attraversando un momento critico, soprattutto dopo le recenti accuse legate al “pandoro-gate”.
Fino a poco tempo fa, esercitava un’influenza straordinaria su circa 30 milioni di follower. Ora, la richiesta di processo per truffa aggravata si avvicina, con la Procura di Milano che stima un profitto illecito superiore ai 2,2 milioni di euro. Questo sviluppo rappresenta un duro colpo per la reputazione della più nota imprenditrice nel settore digitale.
Sotto accusa ci sono lei e il suo manager Fabio Damato, oltre a due ulteriori figure: Alessandra Balocco, direttrice della compagnia piemontese produttrice del pandoro, e Franco Cannillo della Dolci Preziosi.
L’indagine, guidata dal pm Cristian Barilli e dall’aggiunto Eugenio Fusco, è stata avviata a seguito di presunti casi di pubblicità ingannevole legati a vendite aumentate, mascherate da iniziative benefiche tra il 2021 e il 2022, riguardanti il pandoro “Pink Christmas” di Balocco e le uova di Pasqua di Dolci Preziosi.
L’inizio dell’affaire risale a un video in cui la famosa influencer, conosciuta come “Blonde Salad”, mostrava il processo di setacciatura dello zucchero rosa del pandoro.
Successivamente, il suo operato sui social includeva comunicati e hashtag in un’ampia promozione, il tutto per un compenso di un milione di euro andato direttamente a lei. Anche se Ferragni ha poi effettuato una donazione all’ospedale associato all’iniziativa benefica, sembra che questo tentativo di riparazione non sia bastato ad evitare conseguenze ulteriori.
La multa
A dicembre, l’Antitrust ha inflitto una sanzione totale di un milione di euro a due aziende legate a un’influencer, e di 400 mila euro alla Balocco.
Queste società sono state ritenute complici in una campagna pubblicitaria ingannevole, che pubblicizzava i pandoro a un prezzo maggiorato di ben nove euro, cioè più del doppio del prezzo normale.
Le dichiarazioni del procuratore
Il procuratore capo Marcello Viola ha dichiarato in un comunicato che «le indagini hanno rivelato la strategia per ingannare i consumatori attraverso comunicazioni fuorvianti, creando false associazioni tra l’acquisto dei prodotti pubblicizzati e iniziative benefiche».
Questa è la motivazione che ha portato la procura di Milano a chiudere le indagini e a richiedere il processo.
La difesa della Ferragni
Gli avvocati Giuseppe Iannaccone e Marcello Bana, che assistono Chiara Ferragni, hanno risposto con un comunicato, affermando: «Riteniamo che non ci siano aspetti penali significativi in questa situazione e che le questioni controverse siano già state esaminate e risolte dall’Agcm. Proseguiremo presto con un dialogo con i pubblici ministeri e auspichiamo un esito favorevole.
Chiara Ferragni ha fiducia nel lavoro della magistratura e si aspetta che la sua innocenza venga dimostrata al più presto».