Alcuni presidenti, sia in passato che attualmente, hanno commesso un errore significativo.
Hanno offerto biglietti come mezzo per garantire un’atmosfera serena e stabile negli stadi, spesso attraverso accordi segreti e non trasparenti. Ciò ha portato a una mancanza di attenzione verso la prevenzione delle violenze negli eventi sportivi.
Sébastien Louis, esperto del fenomeno ultras in Europa e Nordafrica, ha lavorato con organizzazioni come l’Unesco e l’Istituto del Mondo Arabo, pubblicando anche un libro intitolato ‘Ultras – Gli altri protagonisti del calcio’. In merito alle recenti indagini su tifosi di Milan e Inter, sottolinea come vi siano somiglianze con le sue ricerche: “Le connessioni tra i rappresentanti delle curve e la mafia non sono una novità.
Tuttavia, questi episodi rappresentano solo una piccolissima parte del panorama ultras. Questo tipo di dinamiche è più evidente in alcune curve delle grandi città. È importante notare che la cultura ultras è contraria all’idea di profitto derivato dalla curva. Tuttavia, esiste un certo interesse della criminalità verso il mondo degli ultras, così come avviene in politica, economia, edilizia e sanità. Oggi, è l’intera società a risentirne”.
Ma come opera il tifo negli stadi? In che modo vengono coinvolti i giovani e quali sono le interconnessioni tra gli ultras e il panorama politico?
La cultura degli ultras in Italia rappresenta un fenomeno di meritocrazia che è attivo ormai da 55 anni.
Oggi si osserva una diminuzione del divario tra le generazioni. I giovani non vengono reclutati in modo tradizionale; piuttosto, sono loro a fare il passo verso i gruppi, spinti dalla volontà di appartenere e di dimostrare il proprio supporto, investendo tempo e denaro nel tifo. Gli ultras, oltre a essere appassionati della loro squadra, sono spesso coinvolti in iniziative benefiche e progetti umanitari. Negli anni ’60 e ’70, i gruppi tendevano a orientarsi verso l’estrema sinistra, richiamando movimenti come le Brigate e i Fedayn.
Invece, negli anni ’80, parte del tifo ha trovato un’identità nell’estrema destra, rispecchiando i cambiamenti della società italiana. Oggi, anche se ci sono curve come quelle di Verona, Ascoli e Lazio che si associano a questa corrente, ciò che unisce i tifosi è principalmente la passione per la propria squadra, creando un ambiente dove convivono visioni diverse.
La struttura degli ultras è decisamente gerarchizzata ed è caratterizzata dal rispetto per i leader del gruppo.
Tuttavia, si potrebbe affermare che è piuttosto meritocratica: il posto di rilievo in curva è riservato a chi ha dimostrato il proprio impegno. Anche se esistono figure di riferimento e un comitato direttivo, ci sono anche valori di solidarietà, con la presenza di disabili e donne all’interno di questo contesto prevalentemente maschile. Le riunioni si svolgono all’aperto e sono finalizzate alla pianificazione di trasferte, coreografie e rapporti con altri gruppi, con decisioni prese in modo collettivo.
Recentemente, un’inchiesta a Milano ha rivelato alcuni legami con il mondo dei rapper.
Non mi sorprende affatto, considerando che oggi il rap è una delle forme musicali più amate dai giovani. In passato, però, c’erano connessioni con generi come l’hard rock, il punk e lo Ska: un esempio sono gli Statuto, noti per essere assidui frequentatori della curva granata.
Il mercato illegale dei biglietti fraudolenti generava annualmente entrate fino a un milione di euro.
Come riescono a sostenersi i gruppi di ultras?
“Tutti operano pressoché allo stesso modo: vendendo materiali che producono per coprire le loro spese. Inoltre, si autofinanziano. Tuttavia, la maggior parte dei gruppi attraversa difficoltà economiche notevoli, poiché devono affrontare costi per fanzine, striscioni, trasferte e spese legali. In particolare, nessuno ha l’intenzione di lucrarci. I fondi raccolti appartengono a tutti: ognuno di noi è lì per supportare la propria squadra, senza cercare un guadagno.
Ci sono, però, alcune eccezioni.”