Il professor Lorenzo Bello, insieme al suo gruppo di ricercatori, è un esempio di eminente scienziato che ha deciso di restare in Italia.
Nonostante siano passati 25 anni dalla sua decisione di concentrare gli sforzi nel contrasto ai tumori cerebrali, Bello continua ad enfatizzare l’importanza della ricerca scientifica nel nostro Paese, contrapponendosi alla tendenza di emigrare verso l’estero. Nonostante le proposte di impiego “tentatrici” che egli continua a ricevere da università e istituti di ricerca stranieri, specialmente dagli Stati Uniti, il suo impegno non vacilla. Ha inoltre già avuto un’esperienza lunga e proficua ad Harvard dal 1997 al 2002, prima di fare ritorno a Milano, e le sue ricerche innovative nel campo dei tumori cerebrali hanno notevolmente migliorato la vita dei pazienti, oltre ad avergli conferito una fama internazionale.
Alla domanda sul perché abbia deciso di restare in Italia, Bello risponde: “Ho ricevuto e continuo a ricevere numerose proposte dall’estero, tuttavia il mio legame con l’università pubblica italiana è molto forte e tenace. La scienza italiana ha raggiunto delle vette eccezionali, permettendoci di ottenere grandi traguardi. Ma l’università pubblica italiana va oltre, poiché offre l’opportunità di studio a persone appartenenti a strati sociali diversi, rimuovendo le barriere presenti in altri Paesi, come negli Stati Uniti.
Questa missione dell’università pubblica ci permette di crescere i talenti migliori e cercare di trattenere queste eccellenze nel nostro Paese. Questo è un altro beneficio del sistema italiano ed europeo”.
Il concetto di assistenza sanitaria universale, che comprende sia le strutture sanitarie pubbliche che quelle private accreditate, fa sì che i vantaggi di un’invenzione medica possano essere estesi a una popolazione più larga, invece di essere limitati a coloro che possono permettersi le cure mediche.
Se confrontiamo l’Italia con altri Paesi in termini di finanziamenti destinati alla ricerca, notiamo una differenza sostanziale. Nonostante la produzione scientifica italiana sia paragonabile a quella degli Stati Uniti, l’approvvigionamento di fondi nel nostro Paese è molto più complicato. Grazie alla fondazione Airc, che sostiene la ricerca sul cancro, abbiamo potuto andare avanti. Anche rispetto ad altri Paesi europei come la Francia, c’è una lacuna evidente nel finanziamento, ma ci auguriamo che in futuro questa possa essere parzialmente colmata.
In relazione alla fuga dei cervelli, troviamo diversi modi per trattenere e attrarre talenti. Il nostro team è molto giovane, con un’età media tra i 30 e i 40 anni. La collaborazione tra chirurghi, neuropsicologi, neurofisiologi clinici, neuroradiologi e ricercatori impegnati nelle scienze di base contribuisce a rendere il nostro team unico. Trattiamo di consentire a tutti di sviluppare i propri progetti con massima libertà e autonomia, nel contesto di un obiettivo comune dai risultati concreti.
Questo ci permette anche di attirare talenti dall’estero. Il nostro protocollo è efficace e viene utilizzato in tutto il mondo.
Per quanto riguarda le caratteristiche della nostra squadra, abbiamo gestito migliaia di casi che ci hanno permesso di eseguire interventi chirurgici che superano i limiti della lesione visibile nelle immagini, compresi i casi ritenuti inoperabili fino a poco tempo fa.
I tumori che si sviluppano nelle strutture nervose responsabili delle capacità motorie possono causare gravi disabilità quando danneggiati, peggiorando notevolmente la qualità della vita del paziente.
Una componente cruciale per il successo del trattamento è la collaborazione intensiva con il laboratorio di fisiologia del controllo motorio, iniziata nel 2006. Questa collaborazione ha permesso il perfezionamento delle tecniche rivolte al trattamento di ferite che potrebbero mettere a rischio queste funzioni. Tra i benefici più significativi ottenuti, vi è un aumento della sopravvivenza e della qualità della vita del paziente, raddoppiando l’intervallo di tempo tra l’eliminazione del tumore e la possibile recidiva.