Categorie: Cronaca
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29 Settembre 2024 16:10

Un uomo è stato arrestato in Spagna per aver brutalmente picchiato sua moglie affinché avesse un aborto

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Una giovane signora di 23 anni, originaria del Nicaragua e residente a Milano, ha sofferto estreme brutalità per ben sei anni, con un picco di atrocità quando era al quinto mese di gestazione.

Essendo incinta, venne picchiata dal marito, che calcio il suo corpo intero nella speranza di causarle un aborto, poiché affermava di non volere il bambino. Le soprusi non terminarono alla nascita del bambino nel 2019, infatti continuarono con percosse, controllo ossessivo del cellulare, monitoraggio dei suoi spostamenti e video impegnativi di sesso con altre donne che venivano inviati alla moglie per umiliarla. Secondo la signora, quello che ha sperimentato era paragonabile alla vita di una prigioniera.

Dopo un lungo periodo di soprusi, la giovane ha trovato il coraggio di reagire. In fuga, il marito, C.G, che è un piccolo imprenditore di origine francese e di 34 anni, è stato rintracciato in Spagna, dove si era rifugiato e successivamente arrestato secondo un mandato di arresto europeo. Dopo l’approvazione della Spagna, ora si trova detenuto nel penitenziario di Torino. I suoi avvocati di difesa sono Marco Lamantia e Valentina Miceli dell’Alta Scuola Estradizioni, guidata dall’avvocato Alexandro Maria Tirelli.

Le accuse a carico dell’uomo includono maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale e furto di minori.

I fatti sono stati analizzati in un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emanata il 7 marzo 2023 dal gip di Milano Angela Laura Minerva, in risposta ad una richiesta del Procuratore. Originaria del Nicaragua e residente a Milano, dove anche i suoi familiari risiedono, la vittima aveva conosciuto C.G. sui social media quando era ancora minorenne.

Nonostante l’opposizione dei suoi genitori a quel rapporto con un uomo di dieci anni più vecchio di lei, la ragazza scelse di andare a vivere con lui in Provenza, iniziando così una convivenza che ben presto divenne un incubo.

La vittima ha vissuto un’esistenza nomade, in costante movimento, tra Francia, Torino, Milano e Nicaragua, dove l’uomo aveva inaugurato una bottega. In questo periodo, secondo l’ufficio del pubblico ministero di Milano, la donna è stata obbligata a sperimentare “un ambiente pervaso da un timore umiliante, dannoso per la sua struttura psico-fisica”.

Solo nel 2021 ha trovato un breve sollievo quando il suo marito è stato imprigionato temporaneamente per crimini commessi in Francia. Per lungo tempo la vittima ha evitato di chiedere aiuto, celando i segni delle percosse, temendo di essere espulsa e la perdita del figlio. Nel 2021, C.G. l’ha persino attaccata con un coltello, infliggendole due ferite sulla mano. Messaggi ingiuriosi e intimidatori venivano inviati su WhatsApp: “Ti tendo un’insidia, ti fratturerò ogni osso e ti sfregierò il volto”.

Queste violenze venivano inflitte anche di fronte al piccolo. Quando nel 2022 la donna ha raccolto il coraggio per abbandonarlo e cercare rifugio presso i parenti a Milano, portando con se il figlio, il marito l’ha incontrata. Ha sottratto il bambino dalle sue braccia, secondo le testimonianze emozionanti raccolte dalla task force per la protezione delle donne e dei minori della polizia locale, e con l’aiuto di un complice l’ha messo in auto e lo ha portato in Francia.

Questo rapimento di minore è durato alcuni giorni, fino a quando C.G. è stato localizzato a Pinerolo dai carabinieri e il bambino è stato riconsegnato alla madre. Le accuse della vittima sono considerate attendibili dal giudice per le indagini preliminari e “non emergono dall’affidamento elementi rancorosi o denigratori”.

L’individuo avrebbe fatto ricorso a una “violenza sproporzionata e incontenibile”. Per evitare le conseguenze legali in Italia, ha cercato rifugio in Spagna, dove alla fine è stato catturato e rimpatriato.