Per anni, diversi sostenitori dell’assicurazione contro le calamità hanno tentato, senza successo, di far diventare obbligatorio per i proprietari privati di edifici civili, ciò che la legge di Bilancio 2024 ha già stabilito per le aziende.
È difficile comprendere l’idea di risparmiare i 4-5 miliardi di euro annuali riferiti al costo pubblico per i risarcimenti in seguito a catastrofi naturali – spesa già coperta dalle tasse dei cittadini – introducendo un ulteriore carico fiscale, mentre si trascura l’attenzione su ciò che potrebbe prevenire tali calamità: opere imperative di gestione del territorio. Anni fa, Assoedilizia propose la sua soluzione sottoforma di un’assicurazione per la responsabilità civile che copre i danni a terzi dovuti a rischi di catastrofi, un primo passo per compensare, ma non può prescindere dall’intervento pubblico.
Tuttavia, non è sufficiente: l’assicurazione (attualmente solo per le aziende), come emerge dalla bozza del Decreto Ministeriale del 23 settembre, è basata su un principio di solidarietà, che si traduce in una nuova tassazione, dato che sarà obbligatorio anche per coloro che non sono esposti a calamità per ragioni geografiche o per la struttura/tipologia dell’edificio. Il Decreto prevede inoltre che “le compagnie assicurative, entro i limiti del proprio tollerance al rischio e in linea con il loro bisogno globale di solvibilità, non potranno rifiutare di stipulare polizze con le aziende.
La SACE S.p.A. potrebbe essere in grado di rassicurare il rischio”. Nota: “potrebbe” e non “dovrebbe”.
La situazione sta rapidamente precipitando nel caos, particolarmente alla luce di diverse osservazioni effettuate dall’Ivass. Attualmente, le polizze di assicurazione disponibili sul mercato non includono una chiara definizione di catastrofe o sfruttamento edilizio; i questionari da compilare sono eccessivamente intricati; la validità della polizza è soggetta a dichiarazioni dell’assicurato riguardanti aspetti strutturali della proprietà di cui potrebbe non essere informato; e infine, mancano le coperture per “primo rischio assoluto”.
Vista questa situazione, è evidente la necessità di un’attenta considerazione e di evitare decisioni affrettate.