Un database che contiene informazioni su tessuti eco-compatibili, fibre di ultima generazione, applicazioni e imprese che hanno implementato pratiche tessili sostenibili è stato creato.
Oltre a parole, tutte le certificazioni di prodotto, processo e organizzative sono dettagliate per prevenire il “greenwashing”. Questo database è disponibile sulla piattaforma digitale denominata “R4MilanoEcosystem”, sviluppata sotto l’egida di Musa (Multilayered Urban Sustainability Action), un ecosistema di ricerca finanziato da fondi Pnrr che coinvolge varie università, tra cui Bicocca, Politecnico, Bocconi e Statale, oltre a partner di settore pubblico e privato. Una delle aree principali di ricerca è dedicata alla transizione ecologica.
L’obiettivo del progetto è di sensibilizzare le aziende e i cittadini sulle pratiche di sostenibilità e circolarità nel settore della moda e del design, fornendo loro gli strumenti necessari per affrontare le sfide ambientali e promuovere un approccio circolare allo sviluppo della filiera.
Camilla Carrara, ricercatrice dell’Università Bocconi che ha precedentemente lavorato nel settore tessile con un focus su sostenibilità, riporta che il processo di catalogazione ha preso avvio nel mese di marzo.
L’obiettivo principale è sviluppare una piattaforma digitale per il settore tessile e moda. Finora, abbiamo catalogato e selezionato 110 materiali innovativi, molti dei quali derivanti dal riciclo.
“Ci siamo dedicati alla creazione di un sistema facilmente utilizzabile, in grado di mettere le informazioni a disposizione di tutti, inclusi gli studenti”, afferma Camilla. Permette di filtrare i materiali per trovare un filato specifico o per distinguere fra fibre naturali, sintetiche o biosintetiche.
È possibile anche di trovare un’azienda nelle vicinanze.
Tra gli ultimi materiali inseriti ci sono un mix di cotone riciclato post-consumo e cotone rigenerativo, e un’altro che unisce cotone e cupro, un tessuto molto popolare nella cultura africana ma non ancora largamente utilizzato nella nostra industria.
La ricercatrice sottolinea inoltre che ha contattato le imprese chiedendo di presentare le loro innovazioni, ha raccolto certificazioni e attentamente analizzato l’intero processo industriale.
Infatti, utilizzare un materiale non è sufficiente a rendere un’azienda sostenibile.
Ora l’intento è di estendere il database per sviluppare il progetto. La piattaforma permette di presentare i prodotti dei propri candidati – la prospettiva di Carrara è rivolta al futuro. Un glossario è stato implementato per illustrare il significato dei vari simboli, che vengono spesso trascurati. Questa è un’opportunità per le aziende di mettere in evidenza i prodotti che hanno provato e parallellamente di incentivare la rete di connessioni e la creazione di occasioni di approccio.
Le incoraggiamo ad incontrarsi e a collaborare. L’università garantisce, con la sua ricerca, un ponte verso un settore della moda più onesto e franco. “Considerando l’attuale confusione riguardo al tema della sostenibilità, ritengo sia fondamentale un mezzo che agevoli la comprensione, che presenti il riciclo analizzando anche le modalità e le percentuali, facendo risaltare le differenze”, afferma la ricercatrice. Il registro dei materiali tessili rivoluzionari è stato scelto durante il terzo “General meeting” di Musa, nel quale sono stati esibiti 158 interventi, riuniti in un riferimento per esaltare i risultati della comunità scientifica di Milano.
Le sei categorie prioritarie sono: trasformazione digitale, educazione e istruzione, transizione “verde”, servizi di salute, innovazione, e infrastrutture sociali. “Questo database è un passo decisivo verso una sostenibilità inclusiva – afferma Camilla Carrara – Non si tratta solamente di optare per materiali più sostenibili, ma di adottare una prospettiva globale che consideri l’intero ciclo di vita del prodotto, dalle materie prime alla manifattura, alla distribuzione e al riciclo, riconoscendo la giusta importanza all’impresa responsabile del prodotto”.