Categorie: Cronaca
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22 Settembre 2024 15:54

Un gruppo di creativi e designer ha trionfato creando una nuova comunità milanese nel cosiddetto “Salotto buono” di New York

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Abbiamo avuto l’opportunità di incontrarci a Williamsburg, un quartiere di Brooklyn noto per la sua giovinezza e creatività, a New York.

Questo è il luogo dove la storia di Gabriele Rossi ed Emiliano Ponzi, iniziata a Milano, si è conclusa favorevolmente. Entrambi fanno parte del “Salotto”, un gruppo non solo composto da loro, ma anche da altri professionisti, tra cui art directors, illustratori, grafici e videomaker italiani.

Gabriele Rossi ha condiviso la sua esperienza di affari che è il frutto di un’avventura iniziata a Milano e portata avanti a New York. “Dirigo un’azienda chiamata Accurat, che occupa 30 persone a Milano.

L’azienda ha la sua sede a NoLo, all’interno di un antico fabbricato industriale del XIX secolo. Ho co-fondato l’azienda nel 2011. Uno dei miei soci ha avuto l’opportunità di fare il suo dottorato a New York e quindi siamo tutti venuti qui, inizialmente per pura curiosità. Ma poi, ci abbiamo scoperto un mondo nuovo.”

La loro azienda si occupa principalmente di presentare dati in modo che siano facili da capire, utilizzando design, animazioni e grafica.

Lavorano anche su software di business intelligence, aiutando le grandi aziende a prendere decisioni basate sull’analisi dei dati e sulla previsione di possibili scenari.

E.P. “Ho abitato a Milano per diversi anni. La mia professione è quella di illustratore e ho iniziato a collaborare con Le Monde, Internazionale, New York Times e New Yorker, trascorrendo a New York tre o quattro mesi l’anno. Ogni volta che mi recavo a New York trovavo l’opportunità di sviluppare progetti che non potevo realizzare in mercati di dimensioni minori.

Alla fine ho deciso di traslocare. Nonostante la mia professione di illustratore rimanga la mia principale passione e formazione, sto lavorando ad un ampio progetto per il New Yorker, correlato ad un’inchiesta di giornalismo investigativo con contenuti multimediali e video. Un altro aspetto del mio lavoro riguarda le installazioni: sto partecipando a una mostra collettiva a Shanghai, per la quale ho progettato una stanza immersiva con luci temporizzate, in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Shanghai.

Inoltre sto lavorando a un progetto di pittura con l’editore Corraini, proprio come un membro del Salotto”.

E come è sorta l’idea di collaborare nel Salotto? (Oltre a Accurat e Ponzi, si è aggiunto al “Salotto” anche Design Group Italia)

G.R e E.P. spiegano che la loro idea è stata concepita spontaneamente durante il periodo del Covid, quando hanno perso i loro uffici e luoghi di lavoro. Hanno deciso di riunirsi con le loro rispettive famiglie in una grande casa nella Hudson Valley.

Dopo due settimane di lavoro condiviso, si sono resi conto di come funzionava bene la loro collaborazione. Al ritorno a New York, post-pandemia, due membri del gruppo vivevano sopra un negozio vuoto, il quale ha ispirato l’idea di ricreare la loro esperienza di collaborazione. Hanno affittato il negozio e l’hanno trasformato in un coworking tra amici.

Essendo tutti parte della scena artistica e design di New York, con un regista e un videomaker nel gruppo, quando organizzavano feste in ufficio hanno capito che stavano formando un “community design”.

Quando hanno ricevuto lo sfratto, hanno deciso di coltivare la loro community e si sono trasferiti in un luogo più grande a Williamsburg.

Mentre riguarda il Salotto, presentano libri, convegni, ed eventi, e cercano di unire il mondo dell’arte, del design, della cultura, degli eventi e della musica, creando una sorta di porto sicuro per la cultura italiana a New York. I membri di Salotto vedono il valore combinato della loro collaborazione come qualcosa di più significativo della somma delle sue parti.

Credono che sia più semplice lavorare se il proprio collaboratore ha un elevato livello di professionalità e competenze simili.

Infine, non è stata fatta alcuna menzione sulla differenza del lavorare a Milano rispetto a New York nel testo originale.

G.R. “Si tratta di due universi a contrasto; in questo luogo, l’atteggiamento della gente disposta in vari ambiti rende le cose più facili. Negli Stati Uniti, il business si realizza con un modo di pensare che agevola le transazioni in generale, c’è un’inclinazione a dare fiducia a cosa non è noto, mentre in Italia prevale la staticità e la mancanza di fiducia se non sei informato.

Le persone vengono apprezzate nel posto di lavoro per la loro prudenza; qui, in contrasto, vengono apprezzate per la quantità di rischi che sono disponibili a correre. Qui, i capi dicono: “Ci sono nuovi arrivati? Scopriamo cosa sanno fare”. Il lavoro che ho ottenuto in Italia l’ho ottenuto perché si sono fidati di noi. Le società italiane ci hanno dato fiducia quando hanno visto che abbiamo collaborato con Google, l’Organizzazione delle Nazioni Unite, JpMorgan.

L’altra faccia della moneta è che qui il mercato è spietato: così come entri facilità, altrettanto facilmente qualcun altro ti può sostituire. Di conseguenza, è un mercato che ti mantiene in tensione, devi sempre fornire un’ottima qualità e sapere come innovare perché lavori con organizzazioni che hanno sufficienti dimensioni e influenza per influenzare la cultura globale. Ho un grande amore per Milano, adoro tornarci, ma amo anche il dinamismo di New York e penso che se non avessimo fondato la società qui, avrei forse già chiuso quella in Italia (ride)”.

E.P. ha affermato che le parole di Gabriele sono completamente veraci: Gabriele ha incarnato lo yin, mentre lui rappresenta lo yang. Da quando ha iniziato a vivere qui, si è reso immediatamente conto dell’esistenza di un accordo tacito: si ha accesso a molteplici opportunità, tuttavia il costo – non solo in termini finanziari – per risiedere a New York è elevatissimo. Eppure, tale sottotesto è spesso celato, considerando che gli Stati Uniti, successivamente alla Chiesa Cattolica, rappresentano la più grande realtà di auto-promozione mai esistita in tutto il mondo.

C’è un accordo “morale”, basato sulla consapevolezza di vivere in una società che, nella sua essenza, è fondata sulla creazione e spesa di denaro, così quest’ultima è predisposta per favorire principalmente coloro che sono già in una posizione agiata. Di conseguenza, vivere qui è come partecipare ad un gioco in cui è necessario rispettare le regole. Se ti integri con entusiasmo in questa società, questa ti accetta e ti aiuta a progredire, ma nonostante ciò, si rivela spietata.