Oggi centinaia di persone provenienti da tutto il paese sono convenute a Milano per commemorare l’assassinio di nove maiali a Cuori liberi a Sairano, un anno fa, e per richiedere regole e procedure particolari per bare le creature residenti nei santuari antispécistici.
I protestatari si sono radunati in una manifestazione davanti all’edificio della Regione. Nel corso di un flash mob, le attrici Elisa D’Eusanio e Alessia De Pasquale hanno rappresentato gli eventi chiave che hanno portato allo sterminio dei 9 maiali sani che avevano contratto la peste suina nel rifugio di Pavia. Gli attivisti hanno poi riaffermato le richieste di protocolli specifici per assicurare l’intangibilità dei rifugi e degli animali residenti, come richiesto un anno prima.
Ricevuti nell’edificio, il dirigente della Sanità animale della Regione Lombardia, Marco Farioli, ha respinto tali richieste, indicando che sono di competenza del governo nazionale e dell’Unione europea, e ha confermato che, in caso di infezione, si applicherebbero le stesse misure severe anche in un rifugio. “Un anno dopo quell’eccidio, ci vengono ancora rifiutati protocolli specifici che proteggerebbero permanentemente gli animali non destinati al consumo, residenti nei nostri rifugi”, ha dichiarato Sara D’Angelo, portavoce della Rete dei Santuari.
“Come sempre, la responsabilità istituzionale viene rimandata ad altri decisori. Continueremo a lottare per questo e torneremo a Roma e arriveremo fino a Bruxelles.” In piazza era presente anche lo street artist Moby Dick, definito il Banksy degli animali, che recentemente aveva dipinto due murales dedicati all’eccidio di Sairano nel rifugio Porcikomodi di Magnago e nel rifugio pavesano dove si è svolto l’evento tragico.
“Creare alcune creazioni artistiche nei rifugi, considerati luoghi sacri poiché sono casa di animali salvati dal processo di macellazione, ha permesso all’arte di tornare alla sua funzione essenziale, che è proteggere i più vulnerabili.
Quanto accaduto ai Sairano rappresenta un’ingiustizia che deve essere portata alla luce, per rendere udibili le voci delle vittime e prevenire il ripetersi di tale evento”.