L’abitazione a Milano ha un ruolo cruciale per il futuro.
Le azioni intraprese nei prossimi anni definiranno il concetto della città che desideriamo sia ecologica ed equa socialmente. Sfortunatamente, l’attuale Governo non sta contribuendo – come dovrebbe – né a mitigare l’aumento degli affitti a breve termine, che stanno privando il mercato immobiliare di migliaia di appartamenti, né a sviluppare un Piano Casa per fornire alloggi pubblici e sociali alle classi più vulnerabili. Non c’è alcuna opzione per i comuni di regolamentare gli affitti a breve termine e non viene investito alcun denaro nella costruzione di nuove case; anzi, i fondi per il sostegno agli affitti sono stati tagliati.
Nel corso dei dibattiti su questa questione, sono emerse alcune proposte valide relative al ruolo che può svolgere il Comune. Tra queste, ritengo sia opportuno considerare sia l’idea di dare un’ampia portata metropolitana all’Agenzia della casa, per aumentare la sua capacità di risolvere i problemi abitativi più urgenti, sia l’idea di incoraggiare le imprese a prendersi cura dell’abitazione dei propri dipendenti, che altrimenti affronterebbero costi insostenibili in città.
Inoltre, va ponderato come sfruttare al meglio il patrimonio comunale per creare nuove opportunità di alloggio a prezzi ragionevoli. Si potrebbe riqualificare o sostituire il patrimonio comunale inutilizzato per creare nuovi appartamenti. La stessa logica può essere applicata anche ai beni confiscati. L’istituto della proprietà indivisa potrebbe risultare utile in questo contesto.
Esistono in Milano circa 10.000 abitazioni in titolarità condivisa, riconosciute come parte dell’edilizia sociale. Questo tipo di alloggio ha un ruolo pubblico e può ricevere il supporto istituzionale.
Questo modello è emerso nel contesto del movimento cooperativo, in risposta alle esigenze dei lavoratori che non potevano permettersi di acquistare un’abitazione, una situazione ancora molto attuale a Milano. Rimane tuttavia da affrontare il tema della rigenerazione urbana, ovvero come attuare interventi per migliorare zone cittadine in degrado, con l’intento di creare anche edilizia sociale e affitti a prezzi contenuti. A questo proposito, ritengo sia corretta l’intenzione – attualmente sotto esame da parte della magistratura milanese – di semplificare le procedure per promuovere interventi di rigenerazione.
Questa linea di pensiero è inoltre in linea con la discussione avvenuta in Parlamento, che ha portato all’approvazione di alcune delle norme in questione. Tuttavia, è essenziale definire in modo chiaro gli obiettivi per fermare l’emarginazione della classe media-bassa dalla città.