Possibilmente, erano già nel mondo dei sogni quando le fiamme hanno iniziato a divorare tutto.
Uno di essi era indossava il suo pigiama. È certo che hanno cercato con disperazione una via di fuga dall’incendio, ma si sono trovati intrappolati in un inferno ardente. Dong Yindan è stata scoperta nelle vicinanze della scala di ferro che conduce al piano superiore, stroncata dalla fumata letale del fuoco che ha consumato in breve tempo la facciata del magazzino e i cinque-sei metri più prossimi all’entrata. Liu Yinjie e Pan An hanno scelto un altro tentativo disperato per allontanarsi dal muro di fuoco, ma si sono accasciati nella parte opposta dell’open space, i loro polmoni saturi di fumo e gas pericolosi.
Così, alle 23 di giovedì, il salone di mobili di via Ermenegildo Cantoni 3, una strada laterale che si apre dietro la stazione ferroviaria Certosa nella distante periferia nord-ovest di Milano, si è trasformato in una trappola mortale per tre giovani cinesi, con l’ombra oscura della pista intenzionale legata a un’estorsione di 20mila euro che si allunga sinistramente sul rogo catastrofico e le domande senza risposta sulla mancanza di un’uscita di sicurezza.
I soccorritori non hanno potuto fare altro che constatare il decesso del 24enne Pan, uno studente di design con residenza a Torino, e dei fratelli Liu e Dong, entrambi nati ad Arzignano in provincia di Vicenza, uno di 17 anni (che avrebbe compiuto 18 anni il 25 ottobre) e l’altra di 18 anni.
Gli ultimi due individui erano parenti del proprietario dell’azienda, L.J., un 26enne proveniente dallo stesso paese.
Essi probabilmente avevano intenzione di passare la notte nello spazio espositivo che era stato inaugurato la scorsa primavera. Nell’incendio, il pitbull del 24enne è stato anche una vittima. Succedutamente alle operazioni di spegnimento e ai controlli strutturali dell’edificio, conclusi al mattino presto, le indagini sono prosegite per stabilire le cause dell’incendio. Ieri mattina i vigili del fuoco hanno condotto un’indagine preliminare su delega del procuratore capo Marcello Viola e del pm Luigi Luzi.
Al momento, non è stato escluso l’intervento di terzi, in quanto non sono state scoperte prove evidenti di acceleranti o resti manifesti di materiali infiammabili o recipienti usati per il loro trasporto. Tuttavia, i Carabinieri hanno iniziato a esaminare questa ipotesi fin dalle prime ore. Per quale ragione? Pochi momenti prima, il padre del proprietario, il 49enne L.Y., ha presentato una denuncia presso la stazione Duomo per un tentativo di estorsione a danno della sua famiglia.
L’uomo, che è anche un dipendente dell’azienda di suo figlio, ha dichiarato nella denuncia che nella notte tra mercoledì e giovedì, mentre ritornava a casa, è stato affrontato da uno sconosciuto – che uno scoop non confermato descrive come presumibilmente di origine nordafricana (ma quest’aspetto è ancora oggetto di indagine) – che ha minacciato con un coltello di consegnargli 20.000 euro. Ma non è tutto: il giorno successivo, anche Z.H., 48 anni, moglie di L.Y.
La madre del proprietario del negozio, avrebbe subito un attacco simile, nelle immediate vicinanze della sede su via Cantoni. È superfluo sottolineare che un precedente così vicino temporalmente, anche se i dettagli devono essere accuratamente delineati, alimenta dubbi su un possibile legame tra gli avvenimenti. È da chiarire prima di tutto l’identità di questa persona, se agiva autonomamente o su mandato di qualcun altro, forse per riscuotere un debito: l’ipotesi è che non abbia agito senza motivo, ma che abbia mirato specificamente alla coppia cinese per una ragione ben definita.
Nel periodo immediatamente precedente all’incendio, le telecamere avrebbero registrato il passaggio di alcune persone vicino al negozio: la risposta potrebbe risiedere in quelle immagini.