Oggi è un giorno speciale per Marco Bennati, poiché celebra sia il suo 60° compleanno che la pensione, terminando così anni di servizio come maresciallo.
Questo “eroe comune” ha trascorso 27 anni salvaguardando la città e i suoi dintorni, ma la sua totale esperienza nell’Arma si estende a 41 anni, avendo iniziato precedentemente a Melzo e nel Cremasco. Durante il corso della sua carriera, che ha dato inizio da molto giovane, è divenuto un punto fondamentale per la comunità.
Un momento particolarmente toccante lo ha visto protagonista nel 2017, quando riuscì a riportare Emma H., una bambina rapita dal padre e nascosta in Siria per 5 anni, alla madre in preda a una lunga disperazione.
Nonostante i numerosi servizi del programma “Chi l’ha visto?” e un impegno senza precedenti per ritrovare la bambina, tutte le ricerche finivano in vano, fino a quando Bennati non rintracciò un prozio che funse da intermediario con il padre. Quando Emma tornò finalmente a casa, atterrando a Malpensa, fu Bennati a riabbracciarla per primo. Una foto di quel momento ha un posto d’onore nella sua bacheca, e nel 2023, dopo un intervallo di 6 anni, ha avuto un caloroso incontro con la bambina, ora adolescente.
Tra i suoi ricordi più importanti, figura anche il premio ricevuto per aver salvato due donne, in momenti separati, lanciandosi nelle acque gelate della Adda, nonostante il pericolo e con la sua divisa, nei momenti in cui sembrava che tutto fosse perduto. Il suo percorso è stato ulteriormente celebrato meno di un anno fa con il ricevimento della Situla d’Oro, un riconoscimento civico assegnato a coloro che hanno reso onore alla loro città.
La sua ultima operazione significativa è stata l’arresto di un gruppo di trafficanti di droga albanesi poche settimane fa, che operavano nell’intera area. Ora, è giunto il momento più impegnativo: la pensione.
“Parto con un peso doloroso nel cuore, portando con me il ricordo di centinaia di persone e situazioni che mi hanno influenzato – afferma – Non ho dimenticato nessuno. Da solo non avrei potuto fare nulla: tutto il merito appartiene ai miei collaboratori.
Negli anni, abbiamo lavorato insieme per garantire la sicurezza”. Questa missione è stata portata avanti con una umanità straordinaria che si è manifestata soprattutto nei momenti difficili, come gli sfratti, sempre al fianco delle famiglie che erano costrette a lasciare le loro case. Ogni volta che si ricorda un episodio, lui c’era, uno degli ultimi in ordine di tempo, è avvenuto a giugno, l’alluvione della casa di riposo Anna Sironi, dopo una bufera di pioggia e il forte impegno per proteggere gli ospiti in una situazione molto complicata.
“Ho passato tutta la mia vita in caserma”, afferma con enfasi. Non riesce a credere che stasera chiuderà la porta del suo ufficio per l’ultima volta.