Chiara Cocchiara, trentaseienne originaria di Gela, ha avuto un’esperienza unica nove anni fa.
Ha simulato la vita degli astronauti su Marte, trascorrendo quattordici giorni in una capsula con altri quattro membri di un equipaggio, tutti di origine americana eccetto lei. Considerata la “Crew Commander” o comandante dell’equipaggio, ha dimostrato la sua leadership in questa missione. Ora, Cocchiara, che ricopre il ruolo di senior innovation officer presso il Phi-lab dell’Agenzia Spaziale Europea, è una delle ospiti del Festival Internazionale dell’Ingegneria, organizzato dal Politecnico di Milano.
Sabato, alle 16:00, parteciperà ad un dialogo con Valentina Sumini, un architetto dello spazio, e Ingrid Paoletti, un’insegnante di Tecnologia dell’architettura presso l’Università di Città Studi. Il tema della discussione sarà “Come abiteremo nello spazio”.
Cocchiara, che è anche un ingegnere aerospaziale, ha tre lauree dalle università di Pisa, Kiruna (Svezia) e Tolosa (Francia). Ha anche un MBA dalla Rome Business School e sta per completare un dottorato all’Università di Palermo.
È stata riconosciuta da Forbes tra i leader under 30 nel settore industriale e il Mit di Boston le ha conferito il premio Innovator Under35 per un progetto che impiega droni per salvare vite umane. Questi droni sono equipaggiati con sensori infrarossi e supportati da infrastrutture spaziali, possono individuare la presenza umana anche in ambienti estremi. Grazie ai dati del sistema di osservazione terrestre e ai parametri medici, possono fornire informazioni vitali per soccorrere persone dispersi in mare o in montagna.
Tuttavia, la passione per l’esplorazione spaziale ha radici nell’infanzia di Cocchiara. Come lei stessa ha rivelato: “Il mio sogno da bambina non era di diventare una principessa, ma un astronauta”.
La mia attrazione per il cosmo ha preso origine lì. Al momento della scelta del mio percorso universitario, non ho esitato e mi sono immediatamente immatricolata alla Facoltà di Ingegneria Aerospaziale a Pisa: su 180 matricolati, solamente 15 erano donne.
Penso sia stata una fortuna enorme poter successivamente lavorare nel campo dell’economia spaziale, in un’epoca di rapido sviluppo. Tra i progetti a cui sono più affezionata vi è una missione nel deserto dell’Utah in cui ho ricoperto il ruolo di comandante di una missione della Nasa. Questo progetto, promosso dalla Mars Society nel 2015, simulava le condizioni di vita degli astronauti su Marte. Ho trascorso due settimane in una capsula con un’altra ricercatrice e tre ricercatori, tutti provenienti dagli Stati Uniti.
Abbiamo vissuto come un equipaggio vero e proprio, sottoposti anche a test psicologici. L’esperimento si è svolto durante il periodo natalizio, un momento che genera stress a causa della lontananza dagli affetti familiari. Sebbene fossimo isolati e senza connessione internet, non ci siamo mai annoiati: come gli astronauti, avevamo un programma molto intenso, con vari esperimenti da condurre. Ad esempio, abbiamo messo alla prova un rover della Nasa e ci siamo dedicati all’attività fisica, essenziale in ambienti a microgravità.
Negli ultimi 12 anni, mi sono occupata di sistemi di osservazione terrestre, sia mediante satelliti in orbita che in preparazione di future missioni, prima con Eumetsat e poi con l’Agenzia Spaziale Europea, l’Esa, dove ho iniziato a lavorare recentemente, nel Phi-lab con sede a Frascati. Che cosa fa il Phi-lab? Sviluppa le idee più innovative e rivoluzionarie sia per i satelliti in orbita che per le applicazioni terrestri.
Per esempio, l’uso dell’intelligenza artificiale e del calcolo quantistico è fondamentale per maneggiare i dati provenienti dai satelliti e delle missioni. L’obiettivo è di avanzare il futuro dell’osservazione terrestre attraverso l’innovazione rivoluzionaria e la commercializzazione dello spazio, sviluppando progetti in collaborazione con specialisti in vari settori. È anche madre di un bimbo di cinque mesi e di una piccola di due anni. Nessuno le ha mai criticato per aver scelto di diventare madre? “Sembra che io sia stata particolarmente fortunata.
Ho una famiglia che mi ha sempre sostenuta e ho avuto l’opportunità di lavorare in organizzazioni che mi hanno permesso di equilibrare la mia carriera e la mia famiglia, fornendomi la flessibilità necessaria.” Secondo lei, ci sarà presto un uomo su Marte? “Al momento ci sono numerose sfide tecniche, come la durata del viaggio o le questioni riguardanti le telecomunicazioni. Al Festival dell’Ingegneria, discuterò su come l’intelligenza artificiale potrebbe essere di aiuto per organizzare una missione sul “pianeta rosso”.
È probabile che l’esplorazione della Luna avverrà prima”.