Hai mai pensato di ricorrere alla chirurgia per risolvere dei problemi visivi? Il Dottor Angelo Appiotti ci spiega meglio come funziona.
Argomenti trattati
- Dottor Appiotti, una vita dedicata alla qualità della vista: come ha fatto a vedere così lontano nelle scelte di carriera?
- Dal pallone da basket al bisturi, come mai?
- E come mai un chirurgo dedicato alla vista?
- Una delle sue specializzazioni è proprio la vista degli atleti: in che cosa è diverso prendersi cura della capacità visiva di uno sportivo?
- Sportivi, atleti, ma non solo: chi è più felice di aver aiutato a recuperare una vista perfetta?
Personalizzata, affidabile, precisa: la moderna chirurgia refrattiva per la correzione dei disturbi visivi porta vantaggi notevoli ai pazienti, con soluzioni sempre meno invasive e più efficaci.
Gli interventi con il laser, in particolare, si sono dimostrati tecniche particolarmente efficaci, una risposta concreta alla correzione di disturbi della vista come miopie, ipermetropie e astigmatismi. Questo tipo di trattamenti chirurgici tiene conto delle caratteristiche individuali dei pazienti, con un rimodellamento del tessuto corneale che garantisce una migliore visione rispetto a un intervento standardizzato.
Tra i professionisti di riferimento in questo campo in Italia abbiamo incontrato il dottor Angelo Appiotti, chirurgo oculista refrattivo che attualmente si divide tra Milano e Verona. Abbiamo parlato con lui della sua esperienza come chirurgo oculista, maturata in oltre 30 anni di attività con oltre 40 mila interventi eseguiti.
Dottor Appiotti, una vita dedicata alla qualità della vista: come ha fatto a vedere così lontano nelle scelte di carriera?
Sono sempre stato – e sono voluto rimanere – un uomo e un professionista libero, non ho mai rincorso assunzioni, ruoli o incarichi particolari.
Il mio impegno è costantemente rivolto solo e soltanto alla ricerca delle soluzioni migliori e più innovative in ambito refrattivo: una tendenza che a volte si è anche tradotta in scelte in opposizione alle indicazioni internazionali. Un atteggiamento che forse nasce dalla pratica della pallacanestro, dove devi essere in grado di guardare intorno a te ma anche lontano e in alto, stando sempre in movimento.
Quest’inclinazione, che si traduce nella ricerca continua dell’eccellenza, oggi mi permette di padroneggiare le più recenti tecniche di chirurgia refrattiva, dalla FemtoLASIK alla ReLEx SMILE, ma non solo: spesso mi ha anche portato a occuparmi di casi giudicati da altri inoperabili, grazie ai quali ho maturato una grande esperienza per quello che riguarda la gestione delle complicanze.
Dal pallone da basket al bisturi, come mai?
Bisturi ma soprattutto laser e spero in futuro strumenti ancora meno invasivi. La scelta che mi ha portato a intraprendere questa strada è maturata osservando.
Quando ero un adolescente con la passione per il basket mi recavo spesso presso una nota clinica di Roma, dove mi permettevano di guardare l’attività del reparto di chirurgia dalle vetrate. Lì, con un’ammirazione crescente per il lavoro di quegli specialisti, rapito dalle loro divise e dall’inconfondibile odore dei disinfettanti e, iniziò a nascere dentro di me il desiderio di intraprendere la carriera da chirurgo, oltre a quello che avevo sempre avuto di diventare un atleta professionista.
E come mai un chirurgo dedicato alla vista?
Si tratta di una decisione che ho preso durante il mio percorso di studi in Medicina. Nel corso di quegli anni la vista ha esercitato su di me un fascino sempre maggiore, vista la centralità che questo senso ricopre per il nostro organismo e la complessità che la contraddistingue.
Si può dire quindi che orientarsi verso la chirurgia refrattiva corneale ha rappresentato per me uno step del tutto naturale. Ero ben consapevole del fatto che in questo modo avrei potuto contrastare con efficacia tutte quelle problematiche che finiscono con l’incidere sulla qualità della vita, spesso interessando anche la sfera professionale dell’individuo. Per non parlare dei limiti che un disturbo visivo può comportare quando si svolge un’attività sportiva!
Una delle sue specializzazioni è proprio la vista degli atleti: in che cosa è diverso prendersi cura della capacità visiva di uno sportivo?
Per uno sportivo la vista gioca un ruolo ancora più importante, per questo ritengo che in questi casi non è sufficiente intervenire andando semplicemente a eliminare il disturbo visivo. Per un chirurgo refrattivo è indispensabile tenere conto anche della centralità dell’acuità visiva per un atleta, così come dell’impatto che produce a livello psicologico.
Questa consapevolezza, unita al mio intramontabile amore per lo sport, mi ha portato a sviluppare un approccio chirurgico su misura, pensato per soddisfare le specifiche necessità degli atleti professionisti. Con questo tipo di intervento la vista può arrivare fino ai 20 decimi, andando a impattare in modo determinate sulla capacità visiva dello sportivo nel suo complesso.
Pensate, per esempio, a uno sciatore che si gioca il podio in pochi centesimi di secondo: la perfezione visiva, anche in condizioni di luce scarsa, permette di farsi un’idea del percorso e dello spazio molto più precisa.
Sportivi, atleti, ma non solo: chi è più felice di aver aiutato a recuperare una vista perfetta?
Senza dubbio essere un punto di riferimento per numerosi atleti di fama internazionale e di diverse discipline sportive è motivo di orgoglio.
Tuttavia, la parte più emozionante del mio lavoro oggi è rappresentata dalle missioni umanitarie in Africa e Asia, dove prendo parte all’ideazione e all’organizzazione di ambienti per favorire lo svolgimento ottimale della professione, come studi medici e sale operatorie.
Sapere di contribuire concretamente al miglioramento della condizione di chi soffre mi ha spinto e continua a spingermi a dedicare parte del mio tempo e delle mie energie come volontario. Magari in questo modo darò a un futuro grande atleta la possibilità di diventarlo!