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Dopo l’epidemia di Covid-19, gli adolescenti milanesi manifestano paure e un rapporto peggiore con il proprio aspetto fisico.
Matura la propensione verso il volontariato.
Il Laboratorio Adolescenza e l’Istituto Iard, patrocinati dal Comune di Milano, si sono rivolti a 1914 studenti che frequentano la terza media o le superiori della città. Ecco cos’hanno scoperto.
Secondo il primo dato riscontriamo una preoccupazione maggiore rispetto ad aprile e maggio 2020: a confessarlo il 70% degli intervistati, percentuale in crescita paragonata al 63,9% del 2020.
I dati sono differenti tra maschi e femmine; il 77% delle ragazze verso il 56,9% dei ragazzi ha risentito maggiormente dell’assenza di contatti sociali. I ragazzi di terza media sono i più preoccupati (38,8%) sul tema salute.
Motivo di preoccupazione per gli adolescenti: i problemi economici. La didattica a distanza ha creato difficoltà di concentrazione sugli studenti dei tecnici e dei professionali (55%).
Il 63% degli studenti delle superiori, invece, evidenzia una minore perdita di tempo nel tragitto casa-scuola e una migliore organizzazione dei tempi studio.
Dad: amore e odio… Se da un lato il 44,6% vorrebbe eliminarla dalla faccia della terra, il 42,3% valuterebbe volentieri un’integrazione di alcune attività online con le lezioni. Una piccola percentuale (12,5%) desidererebbe una Dad preponderante.
Laura Galimberti -assessore all’Educazione- ha spiegato “Hanno apprezzato il loro“bozzolo“e questo ci deve fare riflettere, intercettando anche i ragazzi che hanno più difficoltà a relazionarsi e a chiedere aiuto”.
Il 75% degli adolescenti ha drasticamente ridotto la frequentazione degli amici, preferendo maggiormente l’utilizzo dello smartphone. Un vero e proprio “Tsunami social”, i quali dovrebbero essere vietati agli under 13. Nonostante ciò, è possibile affermare che i “social baby” (con meno di 11 anni) ricoprono il 40,1% della popolazione.
Maurizio Tucci -presidente di Laboratorio Adolescenza- spiega “I tempi social sono brevissimi.
C’è un inseguimento tra nativi digitali e una generazione che non lo è: quando i genitori prendono consapevolezza di un social, loro sono già passati a quello successivo“. Gli effetti disagianti si ripercuotono sul sonno e l’alimentazione.
Laura Galiberti aggiunge “L’indagine evidenzia in maniera plastica la misura dei sacrifici di bambini e ragazzi nell’ultimo anno e mezzo e ci indica su cosa dobbiamo lavorare per ricostruire, anche partendo dalla sorprendente propensione a mettersi in gioco attraverso il volontariato”.
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