Al Sacco di Milano Eni avrebbe dovuto realizzare un nuovo pronto soccorso dedicato ai pazienti covid, ma ad oggi, che sembrerebbe essere superato il picco della seconda ondata di contagi a Milano, nemmeno l’ombra di questo ambizioso progetto.
A gettare luci sulla vicenda la redazione di Fanpage.
Secondo quanto emerso da Fanpage Eni avrebbe progettato, finanziato e annunciato l’apertura di un nuovo pronto soccorso covid all’ospedale Sacco di Milano e che poi non è stato mai realizzato. Era il 6 agosto 2020 quando Eni annunciava: “Per rispondere tempestivamente all’emergenza Coronavirus Eni ha messo in atto numerose iniziative a supporto delle strutture sanitarie locali dei territori in cui opera, con l’obiettivo di creare opere infrastrutturali ‘a carattere permanente’ atte a rafforzare in maniera stabile e duratura la capacità di risposta dei sistemi sanitari regionali e di quello nazionale.” Tra le opere da realizzare anche il pronto soccorso all’Ospedale Sacco di Milano, che si sarebbe realizzato con “un impegno complessivo di 4,9 milioni di euro, e che consiste nell’ampliamento della struttura esistente e nell’allestimento del nuovo percorso, attraverso la realizzazione di nuovi spazi per pre-triage, triage, bonifica, visita ed osservazione breve, e la ristrutturazione di alcune aree dell’ospedale, per complessivi 1.800 metri quadri, dotando il reparto di posti letto di osservazione e di isolamento e sale visita ad alto bio-contenimento”.
4,9 milioni di euro anche già arrivati ai destinatari, secondo quanto riportato da Fanpage, con la deliberazione n. 772 del 13/07/2020 e inseriti nel piano triennale dei lavori pubblici con deliberazione n. 844 del 11/8/2020 in attuazione della L. 120/2020 (Decreto rilancio). Interpellata quindi l’Asst, questi fanno sapere di avere inoltrato una richiesta “di Conferenza dei Servizi al fine di ottenere le superiori autorizzazioni necessarie all’avvio dei lavori” e di essere in attesa delle autorizzazione da parte degli “enti terzi aventi giurisdizione”.
Peccato che l’intervento si ipotizza che durerà circa 12 mesi e per allora ci auguriamo vivamente che l’emergenza Coronavirus sia ampiamente conclusa. A questo punto due sono le cose, o Eni ha un concetto molto personale dell’avverbio “tempestivamente” o è l’ennesimo caso di lentezza burocratica, che pesa troppo in una città che invece non vede l’ora di ripartire e di risollevarsi dalla crisi sanitaria e sociale del Coronavirus.