La Digos è a lavoro per scoprire chi ha lasciato, martedì 10 novembre, un lanciarazzi in uno spogliatoio dell’Ospedale Niguarda di Milano.
Un’arma da guerra vera e propria, che era stata saldamente attaccata sotto uno dei sedili presenti nella stanza. Secondo le prime indagini l’arma era priva della parte esplosiva, ragione per cui gli investigatori pensano ad “un gesto dimostrativo”. Un gesto probabilmente scaturito dalle tensioni che si respirano in città in questa seconda ondata di contagi.
Martedì 10 novembre è stato ritrovato un lanciarazzi nell’Ospedale Niguarda di Milano.
A indagare sulla vicenda c’è la Digos. Secondo le prime indagini l’arma era “molto vecchia”, “uno strumento vetusto” e tra l’altro era priva della parte esplosiva, dunque non era affatto pericolosa. Gli investigatori quindi credono che si tratti di un “gesto dimostrativo” studiato nei minimi dettagli. Il lanciarazzi infatti era stato posizionato accuratamente sotto al sedile di una sedia che si trovava nello spogliatoio che precede la stanza per la Tac, nel reparto di Radiologia.
Una stanza che , per ovvie ragioni, è priva di telecamere di sorveglianza. Nel mentre il responsabile della sezione antiterrorismo della procura di Milano, Alberto Nobili, ha comunque aperto un’inchiesta per detenzione e porto d’armi da guerra a carico di ignoti.
Secondo le prime ipotesi il folle gesto sarebbe scaturito dal clima di tensione che si respira in merito alla gestione di questa seconda ondata di pandemia, prima con le diverse proteste scatenate in città nell’ultima settimana di ottobre e poi con l’atto vandalico contro il murales dedicato al personale sanitario del Sacco di Milano, su cui anche si sta indagando.