Categorie: Cronaca
|
26 Maggio 2020 22:01

Il Bar Rattazzo annuncia la chiusura: “Non riusciamo più a riaprire”

Condividi

Tra i tanti locali che hanno annunciato la chiusura a causa dell'emergenza coronavirus c'è anche lo storico Bar Rattazzo.

Debora Faravelli

Nata in provincia di Como, classe 1997, frequenta la facoltà di Lettere presso l'Università degli studi di Milano. Collabora con Notizie.it

Rimasto chiuso per oltre due mesi a causa dell’emergenza coronavirus, lo storico Bar Rattazzo situato in via Vetere a Milano ha annunciato la sua chiusura definitiva.

La notizia è giunta direttamente dalla pagina Facebook del locale che ha spiegato come “le chiusure e le ordinanze non ci consentono più di ripartire“.

Chiusura del Bar Rattazzo

Anima del quartiere Ticinese sin dal 1961, era diventato ormai un punto di riferimento per i milanesi che hanno reagito tristemente all’annuncio. Da chi ricorda i pomeriggi negli anni Settanta trascorsi nel locale a chi ha parlato di un pezzo di storia che finisce, sono moltissimi coloro che si sono uniti alla sofferta decisione dei titolari.

Impossibile da parte di questi ultimi non ricordare Piero Rattazzo, storico titolare scomparso a fine dicembre 2019. “In un periodo come questo il suo animo non avrebbe retto, e il bar senza di lui ha perso definitivamente la sua anima“, hanno scritto aggiungendo che nonostante il dolore provato bisogna capire quando è il momento di lasciar andare quello che di materiale tiene legati alle persone che ameremo per sempre. Infine l’ultimo saluto: “Rattazzo sempre nei nostri cuori..

addio“.

La morte di Piero Rattazzo

Volto di quella che negli anni era diventata una vera e propria istituzione di Milano, Piero è venuto a mancare nella serata del 23 dicembre.

Ricoverato due giorni prima, le sue condizioni erano in breve tempo peggiorate portandolo al decesso.

Figura conosciuta da molti, soprattutto dagli studenti che durante le contestazioni sessantottine si recavano da lui per un caffè o un aperitivo, nel 2005 aveva guadagnato l’ambito riconoscimento cittadino dell’Ambrogino d’Oro. Dopo la sua morte i familiari avevano continuato a tenere aperta l’attività fino a marzo, quando l’emergenza sanitaria ne aveva imposto la chiusura.