Una lamiera di 17 metri per 12, foderata di stoffe di amianto e posizionata tra il palco e la sala del Teatro alla Scala di Milano.
Si chiama la pattona e a ogni movimento dell’ignaro pubblico rilasciava fibre killer. Sarebbe questa la causa della morte di nove addetti ai lavori. Il Tribunale di Milano riapre il processo contro cinque ex dirigenti e le famiglie delle vittime presentano un dossier contenente la loro verità.
“Nove lavoratori del Teatro, operai, tecnici, cantanti, musicisti, coristi, direttore d’orchestra, sono morti per colpa dell’amianto“.
Questa l’affermazione contenuta nel dossier presentato dalle famiglie e da una serie di associazioni, tra cui il Comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro. La documentazione è comparsa nel giorno del processo per 5 ex dirigenti del teatro. Essi sono accusati di omicidio colposo al Piermarini, per la presenza d’amianto.
Nel dossier poi si legge: “Gli interventi di bonifica si sono verificati non per obbligo di legge e prevenzione, ma per denunce dei lavoratori.
Sono gli unici che hanno posto la necessità di porre rimedio all’inalazione di fibre di amianto”. Durante una delle scorse udienze un lavoratore ancora in vita, ma gravemente malato, aveva confermato l’assenza di informazioni sui rischi per la salute, la mancanza di protezione e condizioni di lavoro non rispettose delle norme di sicurezza.
Le associazioni e i familiari delle vittime vogliono ricordare: “Quello dell’amianto è un problema ancora aperto, soprattutto a Milano.
Centinaia di lavoratori sono deceduti a causa della fibra killer“. A novembre del 2019 proprio una scuola meneghina è stata abbattuta per la presenza di amianto. Nel corso dei procedimenti negli ultimi anni sono sempre arrivate assoluzioni per gli ex manager delle aziende processate, tra cui proprio gli ex sindaci indagati in quanto presidenti della Scala.