Categorie: Cronaca
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20 Agosto 2010 09:39

Crisi dei consumi, in un anno chiusi 800 negozi

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Passeggiando per Milano, ho più volte fatto caso ai cartelli che campeggiano sulle vetrine dei negozi e che danno l'idea delle condizioni in cui versa attualmente il commercio.

Si va dall'annuncio di ribassi stratosferici, fino all'70% e oltre, e liquidazioni per cessione attività o rinnovo locali, fino al "chiuso per ferie" senza alcun riferimento alla data di riapertura.

Ma il cartello più originale l'ho scovato in Corso Sempione, dove in uno store alla moda pare l'attività sia ferma da fine maggio, per "guasto all'aria condizionata".

La crisi dei consumi è alle stelle e a poco sono valsi i saldi, i cui ricavi – ammette Renato Borghi, presidente Ascomoda su Repubblica"hanno avuto un incremento di un misero 3 per cento rispetto all'anno scorso".

I dati diffusi dalla Camera di Commercio sono a dir poco inquietanti e non possono lasciare indifferenti.

Tra giugno 2009 e giugno 2010 sono scomparsi a Milano 800 negozi: 44 macellerie (-5,9 per cento); 26 panettieri (-3,7), più di una cinquantina di negozi con articoli per la casa; seguono ferramenta (-3,8) e cartolai (-4,5).

Non se la passano bene neanche i negozi di abbigliamento: sono 90 quelli che hanno abbassato le saracinesche definitivamente (-2,6 per cento).

La Camera di Commercio ha rilevato, invece, un miglioramento nelle attività di vendita di elettronica e telefonia e delle gelaterie.

La crisi dei consumi appare al momento più nera del nero come ci lascia intendere anche Giorgio Montingelli dell'Unione commercianti che commenta:

"Questo è il tipico momento in cui chi ha un negozio in genere rinnova i locali e chiama imprese e muratori ma ora di restyling non se ne vedono.

Segno che i negozianti non vogliono, e non possono, investire".

Renato Borghi parla di "delusione diffusa" da parte dei commercianti, alcuni dei quali, però, cercano di sopravvivere, e si ingegnano trasformando i loro negozi in outlet o convertendosi al commercio itinerante.

Ma la maggior parte dei piccoli commercianti si indebita all'inverosimile e chiude, mentre i grandi bene o male se la cavano con acquisizioni e accorpamenti.