Riassunto delle puntate precedenti.
Il mancato seppur obbligatorio pagamento dell'Ici da parte dei proprietari di case di lusso a Milano è dovuto al fatto che la maggior parte degli edifici in questione sono stati ristrutturati nel corso degli anni, ma al Comune non è pervenuta nessuna notifica dei cambiamenti intercorsi nel frattempo.
Il vecchio catasto milanese, la cui banca dati pare essere congelata agli anni '50, ha poi garantito una inconsapevole ma tacita complicità nel nascondere la realtà dei fatti.
Una volta emersa questa discrepanza tra l'attuale realtà degli immobili e, invece, l'aumento "ritoccato" della rendita catastale, il Comune ha proceduto con un'indagine volta a scoprire la vera entità numerica e qualitativa delle case di lusso per poi procedere all'adeguamento (al rialzo) dei valori catastali degli immobili (fonte immagine).
Tutto questo in un arco temporale che andrebbe dalla fine del 2008 fino al 2009 – alcuni controlli più specifici hanno richiesto più tempo essendo molte proprietà riconducibili ad alcune banche.
L'interesse del Comune in questa operazione di "svelamento" ed eventuale riclassamento era evidentemente quello di rinverdire il bilancio pesantemente "provato" degli ultimi tempi con un'operazione volta alla trasparenza e all'equità.
A seguito dell'iniziativa comunale non hanno tardato a farsi sentire le polemiche dei proprietari degli appartamenti in questione, successivamente sfociate in una serie di ricorsi – indicativamente intorno ai 1100 – alla Commissione tributaria, una volta giunte le notifiche dell'Agenzia del territorio.
L'ennesimo capitolo della vicenda è proprio degli ultimi giorni. Sono giunte, infatti, come riporta anche Repubblica, le prime sentenze che fanno cantare vittoria ad Assoedilizia, l'associazione che assiste e rappresenta legalmente i proprietari degli immobili di lusso.
Nonostante l'iter sia solo agli inizi, il presidente di Assoedilizia Achille Colombo Clerici rimarca che questo è "un precedente di cui non si potrà non tenere conto anche in sede di altre pronunce sulla stessa questione" ed è pronto ad andare in fondo alla questione per dimostrare che il procedimento nella sua totalità ha tutti i margini per poter essere dichiarato illegittimo.
A Palazzo Marino però sembrano non essere spaventati da questo primo risultato così come non si è intaccato l'ottimismo degli esperti del Catasto, forti di una serie di vittorie già ottenute in circa quaranta sentenze.