Oltre al danno la beffa per tutti i pazienti danneggiati dalle operazioni inutili alla clinica Santa Rita di Milano, protagonista lo scorso anno di un enorme scandalo.
Il processo infatti rischia di finire tra quelli che saranno annullati se passerà il disegno di legge sul "processo breve".
Tra l'altro si sta procedendo a tempo record considerata la mole di lavoro: nove imputati, 85 parti lese, un centinaio di faldoni, due udienze in media alla settimana fino al tardo pomeriggio. In aula sono già stati sentiti tutti i testimoni dell'accusa, interrogati gli imputati, ed esaminati i testimoni delle difese.
I consulenti di queste ultime dovrebbero finire di deporre entro Natale o al massimo entro gennaio.
Inoltre i giudici della quarta sezione del Tribunale hanno accolto la costituzione di una quarantina di parti civili tra pazienti e parenti. Le accuse per gli imputati sono pesanti: lesioni gravi/gravissime e truffa ai danni del Sistema Sanitario Nazionale.
Abbiamo seguito da vicino scandalo della clinica Santa Rita: eravamo lì quando sono arrivate le auto della guardia di finanza lo scorso 9 giugno e avevamo raccolto a caldo le opinioni dei pazienti.
L'inchiesta che riguarda la clinica era cominciata nella primavera del 2007 e le fiamme gialle avevano sequestrato migliaia di cartelle cliniche su richiesta dei pm: ad alcuni pazienti infatti sarebbero state prescritte operazioni non necessarie, ma eseguite solo per ottenere rimborsi dal SSN. C'erano anche 25 morti sospette. Le intercettazioni telefoniche avevano avuto un ruolo chiave nelle indagini, così come le analisi dei redditi.
Con il passare dei giorni i dipendenti erano sempre più preoccupati per la loro sorte così come i pazienti, anche se molti avevano dichiarato ai nostri microfoni di essersi trovati bene con la clinica.
Dopo una serie di scagionamenti e nuove intercettazioni dopo un mese di stop la clinica è stata riaccreditata. E il 22 luglio 2008 ha riaperto i battenti. Il 5 novembre scorso è stata disposta la scarcerazione di Pier Paolo Brega Massone, ex primario di chirurgia toracica.
Se però passerà il ddl potrebbe bastare l'accoglimento di una qualsiasi istanza di approfondimento istruttorio o di una qualsiasi perizia per frenare l'andamento del processo.
Si rischia così di non riuscire ad arrivare alla sentenza entro due anni dalla richiesta di giudizio immediato e di finire con una dichiarazione di non luogo a procedere.