Categorie: Cronaca
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16 Aprile 2009 16:30

Violenze domestiche: dopo 18 anni di sevizie una donna riesce a liberarsi del marito padre-padrone

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Un incubo durato 18 lunghi anni quello vissuto da una donna, vessata da suo marito.

L'ennesima vicenda di violenze in famiglia, resa più complessa dalla distanza e dalle differenze religiose e culturali. Un'impiegata milanese nel 1991 incontrò un uomo egiziano. Contro il parere dei pa­renti lo sposò, si convertì al­l'islam e iniziò a frequentare la moschea di viale Jenner.

Dal matrimonio sono nati sei figli, ma subito dopo il matrimonio la vita è diventata un vero e proprio incubo: botte, imposizioni, ordini, divieti e violenze di ogni tipo.

"Devo raddrizzarti" le urlava lui. "Raddrizzare" questa moglie che osava contraddirlo, lui, il suo "profeta" come amava definirsi.

Nemmeno le gravidanze fermavano la sua furia. Figurarsi esprimere un parere, o una critica. Violenze contro di lei, ma anche contro i bambini.

"Nel 2001 ero incinta e ha dato talmente tanti schiaffi al nostro bambino da lasciargli il viso gonfio per due giorni solo perché stava pia­gnucolando perché la sorella non gli permetteva di giocare alla Playstation.

Non interven­ni, se l'avessi fatto avrebbe pic­chiato anche me"

Questa donna, nonostante il terrore quotidiano in cui versava per la paura di fare qualcosa di sbagliato, non ha mai confessato a nessuno il suo dramma. Forse per non sentirsi dire "te l'avevo detto".

Nel '94 aspettava la secon­da figlia e fu presa a calci, pu­gni e morsi, anche al ventre come racconta il Corriere. In un'occasione avrebbe anche mostrava ai figli il sangue della donna sul pavi­mento o il suo viso schiacciato dalla suola della scarpa in modo da mostrare quale doveva essere la "posizione di una mo­glie".

Un comportamento che non si può commentare. Specialmente quello con i figli: la figlia mag­giore a 11 anni è stata picchiata selvaggiamente per non aver voluto mettere il velo e botte per tutti i figli se non volevano frequentare la scuola araba di via Quaranta. Raccontano

"La odiavamo perché voleva­mo andare in quella italiana. Lì gli insegnanti ci picchiavano con dei bastoncini se non ave­vamo studiato bene. Era obbli­gatorio pregare e portare il ve­lo.

La odiavo"

Nel 2004 l'uomo trasferisce in Egit­to la famiglia, ma lui resta a Milano.

Do­po tre anni la donna decide di ribellarsi, ma lui la minaccia

"Venerdì vengo e ti sgoz­zo"

Lei trova il coraggio di confessare tutto alla sorella cheriesce a farla scappare. Per l'uomo è stato chiesto il rinvio a giudizio.