Continua l'inchiesta di Milano 2.0 sulla violenza contro le donne, dopo lo stupro sul Passante Ferroviario di una donna di 29 anni e l'aggressione di una ragazza di 25 anni a Quarto Oggiaro, avvenuto nel suo garage di casa.
Ieri vi avevamo proposto le interviste che abbiamo raccolto da milanesi e pendolari (tra Piazzale Loreto, una fermata dell'autobus e un treno) sulla loro percezione di sicurezza, soprattutto se viaggiano di sera e da sole.
Abbiamo contattato la dottoressa Alessandra Kustermann, responsabile del servizio di Diagnosi prenatale e del Centro soccorso violenza sessuale dell'ospedale Mangiagalli per saperne di più e per chiedere a lei se le strade di Milano e i mezzi pubblici sono davvero insicuri.
Recentemente ci sono stati alcuni fatti di cronaca che hanno rispolverato il tema degli stupri in città. Ma le strade di Milano sono davvero più pericolose?
Le dico una cosa, i mezzi pubblici sono sicuri. E gli stupri sui mezzi sono davvero pochissimi casi. In realtà gli stupri che avvengono per strada non sono la casistica più frequente, anzi, sono addirittura in diminuzione. Ci sono dati del ministero dell'Interno che lo dimostrano.
Come mai allora secondo lei si torna a parlare di stupri solo in questi casi?
Perchè fa semplicemente più clamore.
Vede, l'immaginario collettivo lega lo stupro a uno sconosciuto o più sconosciuti, preferibilmente stranieri, che aggrediscono le donne sole in mezzo alla strada. Nella pratica non è così e continuiamo a ribadirlo: la maggior parte delle violenze vengono commesse da persone conosciute che possono essere partner o ex partner, colleghi, amici, o anche il datore di lavoro. Il rapporto sessuale inflitto con la forza è un modo per ribadire il proprio potere nei confronti della vittima.
Allora lo stupro viene utilizzato come strumento di potere?
Sì, specialmente nei casi in cui ci sono dinamiche preesistenti come datore di lavoro-sottoposta. L'uomo che commette lo stupro è sicuro perchè è consapevole che il suo atto resterà impunito. Anche perchè spesso la donna non lo denuncia. Da noi arriva un caso di stupro al giorno e un caso ogni due giorni di violenza domestica. E la violenza domestica è la violenza più difficile da denunciare.
Ed è per quello che i dati sugli stupri in strada sembrano maggiori: chi viene stuprata da uno sconosciuto lo denuncia in modo da farelo arrestare dalle forze dell'ordine, ma chi è stuprata dal compagno o altro tende a non denunciarlo.
Come mai le donne continuano a non denunciare le violenze domestiche nonostante il massiccio uso di campagne pubblicitarie?
Secondo i dati Istat una donna su tre che riceve una violenza in casa non ne parla con nessuno, nemmeno con una migliore amica.
Mentre due su tre ne parlano, ma non denunciano. Tenga presente che il fatto di non denunciare le violenze in casa è tipico dei Paesi occidentali. Nei Paesi del Nord Europa il massimo tasso di denunce è del 50%. E' difficile denunciare anche perchè difficilmente si percepisce come reato l'aggressione di un partner.E nel caso di un datore di lavoro, un amico o un conoscente subentra anche la paura del ricatto.
Una donna che si rivolge a voi cosa può ricevere
Innanzitutto chi si rivolge a noi riceve immediata assistenza sanitaria, e dalle 9 alle 17 ci sono anche assistenti sociali e psicologi a disposizione. Noi aiutiamo sia dal punto di vista pratico, raccogliendo ad esempio le prove che possono essere utili per incriminare l'aggressore, sia dal punto di vista legale. Noi offriamo consulenza e assistenza legale a cura dell'associazione di volontariato a cui ci appoggiamo.
E' giusto che le donne denuncino le violenze, ma devono essere assistite con attenzione perchè i processi sono lunghi e difficili. Noi facevamo già quello che l'emendamento appena passato prevede.
Parliamo del ddl sullo stalking appena approvato dal Ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna (ne ha parlato Blogosfere Politica e Società qui). Cosa è cambiato rispetto a prima e cosa ancora si può fare?
Fortunatamente adesso è stato riconosciuto come un vero e proprio reato il comportamento persecutorio, lo stalking.
La legge dà finalmente gli strumenti alla magistratura per incriminare queste persone. Servirebbe anche preparare meglio il personale, curare di più l'accoglienza della donna che ha subito violenza. Gli operatori sanitari devono imparare a riconoscere i segnali non espliciti: tanto per farle un esempio molte donne raccontano ancora di "aver sbattuto contro la porta". Quindi più formazione in generale. Ma soprattutto bisogna cambiare la cultura maschile fin da subito, tramite percorsi di educazione al rispetto per le donne già nelle scuole, in modo da prevenire future violenze domestiche.
La sicurezza per strada certo è necessaria (ad esempio rendendo le strade più illuminate), ma non è quella che farà diminuire gli stupri.