Una sentenza destinata a fare giurisprudenza è quella esposta dalla magistratura di Milano nei confronti dell'uomo che ha ucciso l'amante sudamericana incinta.
L'uomo è stato infatti condannato 27 anni di carcere, di cui 24 per aver ucciso la giovane e tre per averle procurato un aborto.
Il reato è avvenuto nel 2006 alle porte di Milano. L'uomo colpì la giovane amante con un tubo di ferro e abbandonò il corpo in una zona industriale di Trezzano sul Naviglio. Spiega la sentenza il Corriere della Sera che scrive che si tratta di un reato autonomo, in concorso con l'omicidioperché si legge nella motivazione del giudice, "l’interruzione di gravidanza è stata il movente dell’imputato, determinatosi a terminare due vite (l’una in atto e l’altra in potenza) per conservare intatto il proprio equilibrio familiare e mantenere quella stabilità esistenziale che garantiva una tranquillizzante routine quotidiana".
La dinamica dell'omicidio è agghiacciante e non lascia alcun dubbio in merito alla sentenza. Nell’ottobre 2006 Veronica, la giovane sudamericana uccisa, si accorge di essere incinta dell’amante, Roberto. Il 31 ottobre la donna comunica all'amante la gravidanza chiedendo a quest'ultimo di riconoscere e farsi carico del bambino (la donna era già rimasta incinta dell'uomo ed era stata costretta da quest'ultimo a partorire). Venuto a conoscenza della nuova gravidanza, l'uomo non trovando soluzione al suo problema decide di eliminarlo definitivamente.
Afferra un tubo di ferro e colpisce ripetutamente la testa della donna. Trasporta poi il corpo privo di vita nel bagagliaio dell'auto e lo abbandona in un sacco nero in una strada.
Il caso è destinato a fare giurisprudenza: da subito è stato impugnato dalla Procura di Venezia che ha chiesto che Lucio Niero, l'uomo accusato dell'omicidio di Jennifer Zacconi, venga condannato anche per procurato aborto.